a cura di Roberta De Lorenzis e Rossella Loparco, psicoterapeute, membri ordinari AIPPI, socie Psi.f.i.a


Autismo e disturbi dello spettro autistico: sindrome con esordio in età infantile caratterizzata dalla compromissione dello sviluppo nelle aree della comunicazione, dell'interazione sociale e dell'immaginazione. Nel manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali DSM 5, l’autismo rientra insieme alla Sindrome di Asperger e al Disturbo disintegrativo dell’infanzia, nella categoria diagnostica chiamata Disturbi dello Spettro Autistico. La diagnosi di autismo è clinica e non strumentale - non esistono esami specifici - ma si basa sull’osservazione dei comportamenti.

 

Breakdown evolutivo: termine con cui una coppia di psicoanalisti inglesi, i coniugi Laufer (1984), hanno definito un arresto nel processo di integrazione dell'immagine del corpo fisicamente maturo nella rappresentazione che l'adolescente ha di se stesso e nel concomitante sentimento di passività di fronte alle esigenze derivanti dallo sviluppo del suo corpo. Dal punto di vista evolutivo si tratta di evento critico che indica una temporanea frattura con la realtà rappresentante l'angoscia e il panico dell'adolescente nel trovarsi improvvisamente in possesso di un corpo sessualmente maturo. Un momento cruciale da cui dipende l’organizzazione di personalità che si instaura in tarda adolescenza e che persiste in età adulta, con importanti implicazioni nel processo di crescita normale o patologica dell'individuo. Il fallimento dei tentativi di integrazione del corpo sessuato si può palesare a diversi livelli di gravità (nel crollo del rendimento scolastico, nella dipendenza regressiva (tossicodipendenza), nei disturbi alimentari, nella depressione..)

 

Complesso edipico: teorizzato da Sigmund Freud, deve il suo nome alla vicenda del re Edipo. È un insieme organizzato di desideri amorosi e ostili che il bambino prova nei confronti dei suoi genitori (nella sua forma più semplice: sposare il genitore di sesso opposto e uccidere quello dello stesso sesso, in quanto suo rivale). Le fantasie edipiche riguardano i due genitori, ma anche il loro stare insieme come coppia. Se il bambino accetta e si assume tutto l’odio e l’amore che prova per i suoi genitori e tollera il senso di colpa che l’odio comporta, egli può identificarsi con loro invece di mettere in atto i suoi impulsi, in modo tale da costruire progressivamente la struttura della sua personalità.

 

Contenimento: funzione materna volta ad offrire al neonato un ambiente emotivo rassicurante che accolga i vissuti intensi, confusi e talvolta terrificanti che il lattante prova nelle prime fasi della sua vita. W. Bion introduce il concetto di madre come ‘contenitore’ che non solo contiene le angosce del figlio, ma le pensa e le ‘digerisce’ mentalmente restituendo al bambino un significato all’esperienza emotiva primaria. Per svolgere questa funzione di contenimento la madre deve trovarsi in uno stato mentale di calma, attenzione e capacità di accoglienza che viene definito rêverie

 

Continuità transgenerazionale: vedi "Transgenerazionalità"

 

Controllo onnipotente: vedi "Difese maniacali"

 

Controtransfert: indica la risposta emotiva dell’analista agli stimoli che provengono dal paziente. L’analista divenendo ‘contenitore’ dei vissuti intollerabili del paziente, percepisce, attraverso di sé, i sentimenti prodotti dal paziente e proiettati su di lui. E’ uno strumento essenziale per la comprensione e la comunicazione terapeutica ed è anche rivelatore dello stato mentale del paziente.

 

Difese maniacali: le difese sono meccanismi mentali che intervengono nell’adattamento e nello sviluppo della personalità per mantenere un equilibrio dell’organismo e proteggersi da sentimenti dolorosi. La difesa maniacale, nello specifico, interviene come “protezione” dal rischio associato alla dipendenza dall’altro e utilizza il diniego (negare la realtà psichica), la svalutazione (non riconoscere l’importanza dell’altro), il trionfo e l’onnipotenza (cercare di controllare e dominare l’altro).

 

Dissocialità: termine che indica asocialità, difficoltà ad essere coinvolti nelle relazioni umane.

 

Disturbi dell’apprendimento: rientrano in un’ampia categoria diagnostica in cui possono evincersi difficoltà in singole abilità (lettura, scrittura, calcolo) a fronte di un funzionamento intellettivo che rientra nella variabilità normale. La diagnosi si effettua a partire dalla scuola primaria.
Nel campo dei disturbi dell’apprendimento, in un’ottica integrata che tenga conto di un dialogo tra corpo e mente, il contributo della ricerca e della clinica psicoanalitica pone l’accento su quella che ormai è un’acquisizione indiscutibile: il pensare e l’apprendere non possono essere considerate delle funzioni autonome, disarticolate dal loro legame profondo con lo sviluppo emotivo del bambino, fondamentale per la costruzione di uno spazio interno, di un apparato per pensare i pensieri.

 

Disturbo di attenzione e iperattività: è una “sindrome” caratterizzata da livelli invalidanti di disattenzione, disorganizzazione e/o iperattività-impulsività. I bambini che presentano queste difficoltà non riescono a mantenere l’attenzione sia nelle attività di gioco che in quelle scolastiche, portandole avanti in modo disorganizzato e caotico, e a volte interrompendole; parallelamente si muovono con irrequietezza ed impulsività.

 

Disturbi pervasivi (o generalizzati) dello sviluppo: questi disturbi si evidenziano nei primi anni di età del bambino e sottendono una grave e generalizzata compromissione in diverse aree dello sviluppo: capacità di interazione sociale, di comunicazione, comportamenti, interessi e attività. In questa ampia categoria diagnostica rientrano molte forme cliniche come Autismo infantile, Sindrome di Rett, Sindrome di Asperger, ecc.

 

Disturbo d’ansia o somatoforme: il termine "somatoforme" deriva dal greco "soma" (corpo) e dal latino “forma" (aspetto, forma) e si riferisce a quei disturbi che presentano sintomi fisici come i disturbi organici, pur derivando in realtà da cause psichiche, quali l’ansia.

 

Elaborazione del lutto: processo psichico messo in atto conseguentemente alla perdita di un oggetto significativo (interno o esterno) che è stato parte integrante della propria esistenza. Tale processo può essere riassumibile, secondo Freud, in tre stadi. Il primo, quello del diniego, è relativo al rifiuto dell’idea che la perdita sia davvero avvenuta.  A ciò segue uno stadio di accettazione, in cui la perdita viene ammessa e una fase di distacco dall’oggetto perduto che implica la capacità di poter investire su altre persone, interessi o attività. Un blocco nel lavoro dell’elaborazione del lutto insorge quando il soggetto sente l’oggetto perduto come una parte ineliminabile di sé da cui non può separarsi. In questo caso il dolore del lutto da normale diventa patologico.

 

Fantasia inconscia: è uno dei cardini del pensiero di Melanie Klein ed indica un’attività mentale inconscia e primitiva che deriva dalle prime esperienze che il bambino fa del proprio corpo, di ciò che lo circonda e dal modo in cui tali esperienze corporee vengono interpretate. Le fantasie più precoci sono sperimentate come sensazioni; in seguito assumono la forma di immagini che con l'esperienza diventano esprimibili e danno significato a tutte le attività mentali successive, che da esse traggono la propria coloritura emotiva.

 

Fobie: il termine deriva dal greco ‘phóbos’ – paura – e indica il timore irrazionale e incontrollabile verso un oggetto o una situazione sentita come minacciosa in assenza di un reale pericolo. Le fobie hanno uno stretto legame con il sentimento dell’angoscia e possono presentarsi in forma mutevole o fissa, essere transitorie (come accade di frequente nell’infanzia) o invece croniche, e condizionare in modo più o meno invalidante la vita di una persona a causa delle restrizioni che esse ‘impongono’.

 

Funzione Alfa: funzione che, secondo il pensiero di W.R.Bion, trasforma gli elementi emotivi ‘grezzi’ e le impressioni sensoriali in pensieri. La funzione Alfa svolge per la mente un compito analogo a quello che l’apparato digerente svolge per il metabolismo del corpo.

 

Gioco simbolico: modalità di gioco, nel quale il bambino è in grado di rappresentare se stesso e di mettersi nei panni degli altri, rappresentando mediante simboli qualcosa che non è realmente presente. E’ una prima capacità di astrazione del bambino che attraverso il gioco del far finta riprodurre ed imitare situazioni vissute per comprenderle.

 

Gruppi di Work Discussion dei corsi di osservazione psicoanalitica: esperienza formativa che segue il metodo delle Work Discussion, sviluppato presso la Tavistock Clinic di Londra nella metà degli anni '60. Tale approccio nasce dalla metodologia dell' "Infant Observation", una tipologia di osservazione diretta dello sviluppo di un neonato all'interno del suo nucleo familiare, introdotta da E.Bick. (Vedi Osservazione del neonato). Questa metodica osservativa nata per la formazione degli psicoterapeuti, grazie alla sua grande duttilità e alle sue caratteristiche, si presta anche ad altri tipi di applicazioni in altri campi e contesti formativi (servizi sociali, sanitari, scolastici, educativi). Durante i seminari di Work Discussion, condotti da uno psicoterapeuta di formazione psicoanalitica, i partecipanti presentano a turno un protocollo scritto inerente un’interazione vissuta nella pratica lavorativa. Alla presentazione del protocollo segue una discussione di gruppo mirata a sviluppare un atteggiamento osservativo nei confronti del proprio lavoro e delle dinamiche emotive consce ed inconsce, oltre che una maggiore comprensione del significato delle interazioni descritte.

 

Identificazione: è il processo attraverso il quale un soggetto, entrando in relazione con l’altro, ne assimila uno o più aspetti, modellandosi su di esso. Attraverso il meccanismo dell’identificazione, il bambino costruisce nel tempo il proprio senso di sé e la propria identità.

 

Identificazione con l’aggressore: termine introdotto da Sàndor Ferenczi.  Attraverso tale meccanismo difensivo, fin da piccolo, l’individuo riesce a trasformarsi da minacciato in minacciante poiché assume la stessa funzione minacciosa dell’aggressore (imitandola fisicamente e/o psicologicamente); in tal modo sopravvive alla relativa angoscia di distruzione.

 

Identificazione proiettiva: è un processo mentale che si attiva fin dalle prime fasi di vita ed è necessario per lo sviluppo sano dell’individuo.  Attraverso l’identificazione proiettiva il neonato  mette dentro la madre (proietta) tutto ciò che lo spaventa e lo angoscia. In risposta, la madre attraverso la funzione di contenimento accoglie e attribuisce loro un significato, rendendoli così più tollerabili per il piccolo. Tale meccanismo, da sano diventa patologico se si ripropone sistematicamente in successivi stadi di sviluppo dell’individuo come tentativo di sbarazzarsi di parti di sé mal tollerate.

 

Identificazione proiettiva patologica: vedi "Identificazione proiettiva"

 

Inconscio atemporale: è quell'entità psichica comprendente pensieri, impulsi, emozioni, rappresentazioni, modelli di comportamento che sta alla base dell'agire umano ma di cui non si ha consapevolezza. Freud ha indicato come caratteristica fondante dell’inconscio proprio l’atemporalità – di cui i sogni ne sono un’evidente prova - che si contrappone alla linearità del tempo che caratterizza il principio di realtà. L’armonia tra il tempo lineare a l’atemporalità permette di accedere ad una visione tridimensionale che espande la conoscenza e la creatività e mantiene vivida e significativa l’esperienza del passato per allargare la lente di osservazione del presente e del futuro, non solo personale, ma anche culturale e sociale.

 

Infant Research: termine che si riferisce ad un filone di ricerche nel campo dello sviluppo psicologico infantile che ha fornito informazioni fondamentali sulle attività mentali precoci dell’infanzia.


Introiezione: è il processo psichico attraverso il quale il soggetto trasferisce da fuori a dentro,  aspetti e qualità dell’altro che diventano, dunque, parte della propria vita interiore.
Secondo la Klein, l'introiezione è alla base dello sviluppo mentale ed emotivo poiché, attraverso l’introiezione di oggetti interni buoni, il bambino sperimenta fiducia e sicurezza in se stesso.

 

Madre sufficientemente buona: definizione coniata dal pediatra e psicoanalista D.Winnicott per indicare quella madre che è in grado di percepire empaticamente le esigenze del suo bambino e di adattarsi con attenzione e devozione ai suoi bisogni. Secondo Winnicott l’essenza dell’esperienza del bambino sta nella dipendenza dalle cure materne. La funzione della madre, più che sulla comprensione intellettuale dei bisogni del bambino, si basa sull’empatia, la capacità di comprensione emozionale.  La madre sufficientemente buona permette di fornire al bambino ‘il mondo a piccole dosi’, facendogli sperimentare l’onnipotenza soggettiva ma anche aiutandolo a tollerare e affrontare gradualmente le inevitabili frustrazioni, senza difenderlo da ciò che è in grado di affrontare da solo.Vedi anche "Preoccupazione materna primaria".

 

Meccanismi di difesa: sono meccanismi mentali che intervengono nell’adattamento e nello sviluppo della personalità per mantenere un equilibrio dell’organismo e proteggersi da sentimenti dolorosi. Il ricorso eccessivo a tali meccanismi può ostacolare lo sviluppo dell’individuo.

 

Mondo interno: è una sorta di mappa di riferimento interno attraverso cui il soggetto filtra l'esperienza. Si costruisce a partire dalle prime relazioni del bambino con chi si prende cura di lui costituendo l'insieme delle relazioni che il soggetto intrattiene con gli oggetti esterni (persone e cose) che ha interiorizzato, e che si trasformano così in ‘oggetti interni’.

 

Mondo rappresentazionale: “è una raccolta organica di esperienze passate, di impressioni relativamente durature, una costellazione di percezioni e di immagini, che il bambino coglie dalle sue varie esperienze, e che a sua volta gli fornisce una sorta di mappa cognitiva, una specie di panorama soggettivo nel quale egli può evocare quell’insieme di personaggi e di eventi che costituiscono il teatro della sua esperienza” (Greenberg, Mitchell, 1986). Il mondo rappresentazionale può essere definito anche come una “struttura” che si forma e si arricchisce nel corso dello sviluppo.  Ciò avviene per il fatto che all’inizio il bambino si crea delle immagini che rappresentano gli “oggetti” del mondo esterno. Esse si formano sulla base della diretta esperienza che il bambino fa della sua realtà esterna e poi vengono collocate in un mondo interno chiamato appunto “Rappresentazionale”. Insieme a tali immagini degli “oggetti” che rappresentano la realtà esterna, vengono collocati anche i loro relativi contenuti ideativi ed affettivi, così come sono stati dal bambino appresi e riconosciuti mediante le sue primitive esperienze. Oltre alle immagini di tali “oggetti”, il bambino colloca dentro di sé le immagini e le sensazioni che sono attinenti al suo stesso corpo, costruendo man mano dentro di sé la rappresentazione del proprio “schema corporeo”. Ancora, insieme a tale rappresentazione corporea, vengono collocate le molteplici rappresentazioni dei bisogni, degli affetti, degli stimoli sensoriali, che determineranno nel corso dello sviluppo, la rappresentazione del Sé.

 

Nascita psicologica: vedi "Separazione/Individuazione"

 

Oggetti esterni: vedi "Mondo interno"

 

Oggetti interni: vedi "Mondo interno"

 

Oggetti transizionali: vedi "Spazio transazionale"

 

Osservazione del neonato: esperienza formativa introdotta da Esther Bick, psicoanalista britannica, nei training di psicoterapia infantile a partire dal 1948. A partire dagli anni ’60 l’osservazione del neonato fu inserita nei programmi dell’Istituto di Psicoanalisi Britannico. In Italia tale metodo formativo viene utilizzato dal 1976. Si tratta di osservazioni domiciliari svolte dagli studenti per due anni, una volta alla settimana, per osservare il bambino appena nato in relazione con i suoi genitori e le altre figure familiari (nonni, fratelli, zii). Obiettivo del seminario è individuare come si strutturi il mondo interno del bambino attraverso lo studio delle relazioni emotive che si svolgono tra il neonato e le figure che lo accudiscono.

 

Posizione depressiva: stato mentale del bambino sperimentato, per la prima volta, tra il 4° e il 6° mese di vita. Si caratterizza per l'integrazione delle parti scisse (tipiche della posizione schizo-paranoide) che permette al neonato di sperimentare l’oggetto totale cioè di riconoscere che la madre idealizzata (seno buono) e quella odiata (seno cattiva) sono la stessa persona. L’angoscia da persecutoria diventa depressiva a causa della preoccupazione del bambino di aver danneggiato la madre con il proprio sadismo. Al superamento di questa angoscia contribuisce il meccanismo della riparazione.  

 

Posizione schizo-paranoide: stato mentale che insorge nei primi 4 mesi di vita del bambino e in cui dominano la scissione e l’identificazione proiettiva come difese dalle angosce persecutorie. In questa posizione, le pulsioni aggressive coesistono con quelle libidiche, l’oggetto è parziale e scisso in due (seno buono e cattivo) e governano i processi dell’introiezione e della proiezione.

 

Preoccupazione materna primaria: termine coniato da D.Winnicott.  Si riferisce ad uno stato psicologico di elevata sensibilità della mamma - nelle settimane precedenti e successive alla nascita del bambino - che la rende in grado di sintonizzarsi ed adattarsi con attenzione, delicatezza e sensibilità ai primi bisogni del figlio.

 

Proiezione: è un termine che indica l’inclinazione ad allontanare da sé, trasferendoli su altri, sentimenti d’amore e di odio. Tale processo psichico avviene simultaneamente a quello dell’introiezione. Entrambi sono fondamentali per il bambino rispetto alla costruzione del proprio mondo interno.

 

Psicosi infantile: indica un disturbo psicologico espressione di una severa alterazione dell'equilibrio psichico del bambino, caratterizzata da una perdita di contatto con la realtà e da reazioni affettive inadeguate agli stimoli e al contesto. Winnicott definisce la psicosi infantile come "un disturbo di deficienza ambientale (nel senso di relazionale)”.

 

Rappresentazione del sé: vedi "Mondo rappresentazionale"

 

Rêverie: il termine deriva dal francese e significa sognare, fantasticare. E’ usato per indicare uno stato mentale di calma, attenzione e capacità di accoglienza degli stati emotivi dell’altro. Nella teoria di Bion, la rêverie è la capacità di una madre di entrare in contatto con i bisogni primari del bambino, di contenere e di comprendere anche i suoi stati di angoscia e di terrore restituendoglieli in una forma accettabile.

 

Rimozione: processo psichico di difesa mediante il quale vengono allontanati dalla coscienza pensieri vissuti come minacciosi, perché collegati al senso di colpa o all’angoscia.

 

Riparazione: termine utilizzato da Melanie Klein per indicare i tentativi infantili attuati per porre rimedio agli attacchi distruttivi messi in atto, in fantasia, nei confronti della madre. Questi “tentativi restaurativi” richiedono un certo grado di sviluppo del bambino e sono connessi alle prime esperienze di gratitudine del bambino, che avvengono dopo l’accettazione della realtà della dipendenza dall’oggetto materno.

 

Rispecchiamento: questo termine si riferisce al rapporto intercorrente tra madre-bambino nella formazione del sé e dello sviluppo infantile, indicando la funzione di specchio svolta dalla madre. Secondo Winnicott la madre è in grado di accogliere il proprio figlio come farebbe uno specchio cioè rendere l’immagine di se stesso. Su tale immagine il bambino crescerà e svilupperà la sua personalità. In assenza di un’adeguata funzione di rispecchiamento, il bambino avrà difficoltà nell’autoregolazione delle emozioni, nella tolleranza della frustrazione, nel riconoscere e valutare le proprie emozioni e i bisogni.

 

Scissione: una delle prime difese psichiche attraverso cui il bambino affronta conflitti emotivi e situazioni stressanti non integrando le caratteristiche positive e negative di sé e degli altri ma separandole nettamente. Ciò permette all’Io di emergere dal caos e ordinare le proprie esperienze. Si entra nella patologia quando si fa ricorso eccessivo a tale meccanismo difensivo tanto da impedire l’integrazione delle caratteristiche positive e negative di ognuno.

 

Selective mutism (mutismo selettivo): è un disturbo che si manifesta nel bambino attraverso l’assenza dell’uso del linguaggio in molteplici contesti, fatta eccezione per un ristretto numero di persone (es. famiglia).Il disturbo è diagnosticato in assenza di altre difficoltà quali ritardo mentale, deficit uditivo o altri disturbi di tipo organico.

 

Separazione/individuazione: con “processo di separazione-individuazione, ci riferiamo a un termine introdotto dalla psicoanalista Margaret Mahler, con cui si definisce il percorso che il bambino percorre per passare da uno stato iniziale in cui non si differenzia dalla madre, fino a realizzare un Sé separato e autonomo: la separazione si ha quando il bambino emerge dallo stato di simbiosi con la madre, mentre l’individuazione si ha quando il bambino diventa consapevole di avere proprie caratteristiche individuali. Margaret Mahler sostiene che la nascita biologica del bambino – evento osservabile e circoscritto nel tempo – non coincida con la nascita psicologica, che consiste in un processo psichico di separazione-individuazione che ha luogo tra il 4° mese e i 3 anni di vita del bambino. Per “nascita psicologica” si intende l’instaurarsi di un senso di separazione che si verifica in rapporto con il mondo della realtà, che riguarda soprattutto il fare esperienza del proprio corpo e dell’oggetto d’amore primario. Come ogni processo intrapsichico, anche il processo di separazione-individuazione si riflette lungo tutto il ciclo vitale, non ha mai fine e rimane, pertanto, sempre attivo.

 

Setting: in Psicoanalisi indica la cornice fondamentale affinchè abbia luogo e si sviluppi il processo terapeutico. Rimanda alla definizione dell’area spazio temporale e concettuale, delle regole e dei ruoli dell’intervento psicologico.

 

Sindrome di Asperger: la sindrome di Asperger rientra, su un piano diagnostico, nei Disturbi pervasivi dello sviluppo e ha caratteristiche simili all’Autismo infantile in quanto si presenta con deficit nella relazione interpersonale, nelle espressioni delle emozioni e nello sviluppo motorio pur detenendo capacità cognitive e linguistiche sostanzialmente intatte.

 

Spazio transizionale:secondo Winnicott, ponendosi in un’area intermedia tra realtà interna ed esterna, lo spazio transizionale prende forma quando il bambino comincia a percepire se stesso come essere separato dalla madre. Questo spazio è popolato da “oggetti transizionali” cioè da giochi o oggetti ai quali il bambino si lega in assenza della figura di accudimento avviandosi verso lo sviluppo di un’autonomia progressiva superando l’angoscia della separazione.

 

Teoria dell’attaccamento: è una teoria psicologica, evolutiva ed etologica relativa alle relazioni tra gli esseri umani. John Bowlby, il più grande sostenitore e studioso di questa teoria, sosteneva che il modello di attaccamento sviluppato con la figura di riferimento determina la formazione dei modelli operativi interni,i quali definiscono gli schemi relazionali adottati nelle relazioni future. Secondo Bowlby è possibile identificare diversi tipi di attaccamento in base al tipo di relazione che si instaura tra la madre e il bambino. Si parla di ‘attaccamento sicuro’ quando la relazione è stabile e soddisfacente, viceversa una relazione minacciata o interrotta può causare un ‘attaccamento ansioso’, ‘evitante’ o ‘disorganizzato’ nel bambino.

 

Test di Rorschach: così chiamato dal nome del suo creatore Hermann Rorschach, è uno strumento di indagine della personalità che sfrutta il meccanismo inconscio della proiezione, in base al quale, di fronte ad un’immagine ambigua e poco strutturata, il soggetto tende a proiettare su di essa il proprio mondo interno fatto da fantasie, ricordi, e significati personali piuttosto che osservarla in maniera oggettiva. Detto anche test delle macchie di Rorschach perché quando il suo autore fece stampare le dieci tavole che aveva dovuto, per economia, selezionare tra molte altre, ebbe la sgradita sorpresa di trovarvi dei toni di grigio, delle sfumature che non erano negli originali e che non voleva. Non potendo affrontare la spesa della ristampa utilizzò quelle che ancora oggi, a più di 80 anni.

 

Transfert: tendenza per cui un individuo tende a riproporre sentimenti, aspettative e rappresentazioni legati ad una relazione significativa passata (in particolare con i propri genitori, durante l’infanzia) in una relazione attuale. Il transfert è presente in ogni tipo di relazione interpersonale, ma è caratteristica delle relazioni tra pazienti e analista, dove viene utilizzato a fini terapeutici. È in sintesi una proiezione di esperienze relazionali precedenti attribuite alla figura dell’analista e può essere positiva (transfert positivo), con connotazioni di stima, affetto, amore per l’analista, o negativa (transfert negativo) quando le emozioni messe in gioco sono per lo più quelle di invidia, gelosia e aggressività. Il concetto di transfert ha subito negli anni un'importante evoluzione nel campo della psicoterapia dinamica.


Transgenerazionalità: il termine si riferisce alle modalità secondo le quali avvengono i processi formativi tra le generazioni, specie quelli in ambito familiare. Nella trasmissione transgenerazionale, esperienze negative fallite o mancanti nella metabolizzazione psichica possono essere trasmesse tra le diverse generazioni. Sebbene nelle generazioni successive tali esperienze non siano mai avvenute, esse possono continuare ad essere ingombranti in termini mentali perché mai elaborate dalle generazioni precedenti. Ad esempio, temi ricorrenti della dimensione transgenerazionale sono la morte, l’incesto, l’abbandono, la colpa inconfessabile per un delitto. A dominare quindi è il non rappresentabile, l’impensabile e l’indicibile e ciò che viene trasmesso non viene introiettato, ma piuttosto incorporato (A.M.Nicolò).


Trauma: dalla parola greca che significa “ferita”, “lacerazione”, rimanda ad un’esperienza emotiva imprevedibile e dolorosa che, per intensità, rompe la continuità esistenziale dell’individuo rendendolo privo di protezione. Uno stesso evento può essere vissuto come traumatico da alcuni piuttosto che da altri, a seconda del momento evolutivo in cui viene vissuto e delle caratteristiche di personalità.

 


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